lunedì 15 agosto 2011

San Miguel Regla e dintorni

I Messicani benestanti, perché un po' ce ne sono di Messicani benestanti, durante il weekend da Città del Messico si muovono verso destinazioni amene a due ore di macchina dalla capitale, una di queste è quella dove sono stato in questi giorni.
A nord/est del DF c'è lo stato di Hidalgo. Ero già stato in questo stato lo scorso anno, avevo fatto un giro tra le città coloniali a nord di Città del Messico: Queretaro, Guanaquato, San Miguel de Allende.
Quest'anno, sempre accompagnati dalla nonna viaggiatrice ci siamo confusi con la classe media del DF per andare in una Hacienda chiamata San Miguel Regla, Hacienda ubicata proprio nell'omonimo pueblecito.
Il posto in se è bellissimo, l'Hacienda era di proprietà di un signorotto locale che oltre questa ne deteneva un altro paio, una casa splendida e una tenuta bellissima fanno capire la ricchezza del personaggio. Oggi la Hacienda è adibita ad albergo/villaggio vacanze. Tutto organizzato e pronto, pensione completa con pasto messicano a buffet tre distinte piscine, una grande, due piccole, di cui una delle due munita di idromassaggio.
La hacienda è circondata da una palude di acque termali che alimentano a loro volta le piscine balneabili, queste acque termali, non so per quale ragione, hanno inondato un'area un tempo evidentemente abitata dai lavoranti della hacienda.
Insomma, il posto è splendido e lo consiglio a chi volesse confondersi con i Messicani in gita fuori porta.
Ma quello che più colpisce non è l'hacienda, ma la zona circostante. San Miguel Regla è in un altipiano sopra la città di Pachuca. La zona, oltre ai laghi offre la possibilità di fare bellissime escursioni, noi, in particolare siamo andati a vedere los prismas basalticos, a pochi chilometri da San Miguel Regla e il Canyon Peña del Aire, entrambi posti bellissimi.
Los Prismas Basalticos è una zona in cui le pietre sono dei prismi basaltici incolonnati (la foto rende l'idea) in questo luogo si possono vedere delle belle cascate alimentate dai laghi dell'altipiano.

Il Canyon Peña del Aire è invece un posto bellssimo e sconosciuto ai più.
Un vero Canyon, con tanto di strapiombo bestiale, cactus, nopales (i nostri fichi d'india), davvero un luogo incredibile e mai visto per me che sono europeo e che non ho avuto ancora la fortuna di andare a vedere il Grand Canyon.
Per andare al Canyon abbiamo lasciato i bimbi alla nonna viaggiatrice e preso a noleggio un quad, superate le paure di Marlene che inizialmente voleva prendere un quad tutto suo per poi optare a venire dietro sul mio, abbiamo fatto un po' di fuori strada con tanto di pozzangheroni e schizzi di fango sui pantaloni, andando ci siamo fermati per comprare una birra.
La fermata per comprare una birra è da raccontare se non altro perchè da la misura dei messicani. Non c'è da stupirsi infatti se su qualunque strada rurale anche sterrata, in Messico si possa incontrare uno spaccio alimentare e di beni di primissima necessità, oppure un bar a cui fermarsi per comprare roba confezionata. Ed è proprio nel bel mezzo del nulla che andando sul nostro quad ci siamo imbattuti in uno di questi spacci tenuto da due vecchietti che in due avranno avuto 190 anni.
Mi fermo, saluto la vecchietta sotto lo sguardo minaccioso di suo marito e le chiedo due birre, lei mi dice di servirmi al frigo dietro di lei, le prendo e chiedo quanto è. Lei mi guarda e mi domanda che intenzione avevo: consumare le birre la o portarle via, io rispondo che volevo portarle via. L'idea infatti era di gustarci la nostra birra seduti sul ciglio dal Canyon e i piedi a muoversi sul nulla.
La vieja mi guarda con l'aria malandrina e mi chiede: "e le bottiglie"? E li capisco che il suo problema sono i vuoti e le rispondo "vado al canyon, faccio due foto, mi godo il panorama, mi bevo una birra e ti riporto i vuoti tornando". Lei, nonostante quella fosse l'unica strada che porta al canyon non se la beve, mi guarda con l'aria di una che sa che la mia intenzione è quella di fare un'altra strada o forse di buttarmi di sotto nel canyon, ma certo non quella di riportare le bottiglie indietro, per cui decide che no, ai soldi dei vuoti non rinuncia e trasformando il suo sguardo da chi la sa lunga in sguardo furbo, ci pensa un attimo e mi fa il prezzo. Il prezzo è di quelli che nella sua testa avrebbero dovuto indurmi a rinunciare alle birre: $30 che al cambio di $16,5 per €1 fa esattamente €1,81818182, un'inezia.
Ma voglio darle soddisfazione, ci penso un attimo, faccio una piccola finta verso il frigo con l'aria di quello che rinuncia alla sua birra, poi mi fermo, ci penso a mia volta e con l'aria di quello che sa che tornerà a darle uno schiaffo morale caccio i $30 dalla tasca e glieli mollo.

Il canyon è qualcosa di splendido, le foto non rendono minimamente quello che si prova ad essere li e li abbiamo conosciuto un messicano che era il padrone di una delle bancarelle che vendevano beni di ristoro per i visitatori, il tipo aveva lavorato a New York per un italiano e poi, con i soldi guadagnati era ritornato a casa per comprare un terreno e cavalli, cavalli che si possono comprare per circa €160 l'uno...
Per onorare il nostro nuovo amico e per fare il bravo ospite sono andato alla bancarella a comprare qualcosa, l'idea era di approvvigionarsi di un paio di pacchetti di patatine, ma la dueña, la moglie del mio amico, mi chiede se voglio assaggiare del pulque.
E io che faccio non lo assaggio? Mi faccio versare un bicchierone di pulque che mi sono religiosamente bevuto fino a metà quando Marlene guardandomi mi chiede: "ma davvero ti piace" e io "si, è strano, ma mi piace" e lei "io lo lascerei" e io "perchè?" e lei "ma lo sai che lo masticano prima di farlo" e io "chissenefrega, mi sono già bevuto un quarto di bicchiere" e lei "lascialo, chissà con quale acqua è fatto" e li, sull'acqua sono crollato. L'idea di passare una settimana seduto sulla tazza del cesso ha smontato ogni mio coraggio alimentare e mi ha fatto desistere dalla degustazione del pulque a metà bicchiere.

Finito il mezzo pulque siamo ripartiti, siamo tornati dalla vecchietta per lasciare i suoi vuoti, non sono sceso io, è scesa Marlene, le ha lasciato i vuoti e la tipa, forse anche un po' stupita le ha ridato indietro $10 con il risultato che abbiamo pagato due birre fredde da gustarsi sul ciglio del canyon con i piedi quasi a penzoloni nel vuoto per €1,21.
Que viva Mexico!!!

San Angel

La cosa meravigliosa di Città del Messico è la sua repentinità.
Cambia in maniera repentina.
Per arrivare a San Angel dalla Condesa abbiamo optato per il "pesero".

INTERMEZZO IL PESERO
Il "pesero" è il tipico autobus di città del Messico: brutto, plasticoso, fatiscente con sedili sgarrupati. Il "pesero" è guidato da un autista che non ti guarda in faccia neanche quando gli paghi il biglietto ($3,5 contro il valore originale di $1 da cui pesero). L'autista del "pesero" guida il mezzo con una mano sul volante e l'altra su una leva del cambio lunga mezzo metro che a solo guardarla fa impressione per quanto vibra e si muove anche a marcia inserita, il cambio del pesero deve essere un esempio di meccanica perfetta, viene trattato male, spesso grattano la marcia, corrono come dei matti e stirano le marce in maniera indegna. L'autista del pesero ha fatto una scuola a parte, l'autista del pesero corre, corre a prescindere, come vede 10 metri liberi ci si ficca come se avesse a disposizione una vespa, l'autista del pesero conosce il suo mezzo, lo guida con disinvoltura e sicurezza costi quel che costi, vita di pedoni e passeggeri compresa.
L'autista del pesero spesso e volentieri ama la musica che propina a massimo volume a coloro che trasporta.
Mi immagino una vecchietta romana sul pesero, dopo 3' di viaggio inizierebbe a borbottare, al 4' inizierebbe a sbraitare all'autista che vuole scendere, al 5' finisce in terra in preda ad un attacco cardiaco.
Qui, le vecchiette come le ragazze più giovani scendono dal pesero ringraziando religiosamente l'autista.
Fare un viaggio sul pesero è una tappa essenziale della messicanità, è la tappa essenziale della mobilità di città del Messico.
Molti mezzi partono dalla fermata Chapultepec per dirigersi in ogni area della metropoli, sicuramente ci saranno altrettante stazioni sparpagliate per la città che io non conosco.
FINE INTERMEZZO PESERO

Il pesero per arrivare dalla condesa a san angel parte da Chapultepec e passa per Avenida Revolucion quasi all'altezza della fermata della metro Patriotismo. Noi l'abbiamo preso da Revolucion.
Come ho avuto modo di dire, Città del Messico è divisa in aree delimitate da stradone enormi, spesso a senso unico, perchè ci sarà un'altra stradina a qualche isolato di distanza che è in senso contrario, Revolucion è una di queste stradone che come tutte le stradone di questa natura è piuttosto trafficata, sporca e decisamente squallida. Ma lo squallore messicano a me piace. Così il nostro pesero sfrecciando su Revolucion ci ha condotto a San Angel, lasciandoci al capolinea anziché all'altezza della strada che ci avrebbe portato allo zocalo del quartiere.
Questo errore ci ha permesso di fare quattro passi su Revolucion e li l'europeo che è in me è un po' scattato; perchè se è vero che da una parte mi piace lo squallore messicano, dall'altra ancora ogni tanto mi mette a disagio e il disagio nasce soprattutto quando mi sento una mosca bianca.
Immaginate noi, tre "gueri" (termine usato nel DF per indicare i chiari, i biondi) per di più l'aria un po' gringa con due bimbi, uno di 3 anni biondo come un tedesco, l'altro di 1 anno accomodato su uno zaino sulle spalle del padre (roba che si vede solo per i turisti), ecco davamo un po' nell'occhio. Ma il disagio passa presto quando vedi che ti confondi lo stesso, che si è vero sei guero, ma non hai proprio nulla di speciale, e così riesco a godermi la bellezza dello squallore dello stradone senza problemi.

Finito il tratto di strada siamo arrivati ad una salitella che partendo da Revolucion (caos, rumore di auto e clacson, venditori ambulanti, voci...) in circa 100 metri di strada ci ha fiondato nel cuore di un quartiere in cui non vola una mosca, con una piazzetta curatissima, con le aiole curatissime, le panchine pulite e perfette, roba che in Italia dura 10 giorni anche in pieno centro, no qui nel DF quando curano una cosa la mantengono così anche i cittadini.
San Angel è il silenzio più assoluto che ho mai sentito a Città del Messico.
E' un quartiere magico, particolare, bellssimo, in cui non vola una mosca. La pace.
Sul marciapiede che circondava i giardini dello Zocalo c'erano dei venditori di mango, ci siamo presi un mango tagliato e ce lo siamo gustati su una panchina mentre i bimbi correvano di qua e di la per il giardino. Poi abbiamo iniziato la nostra passeggiata. Siamo entrati nella chiesa del quartiere, circondata da un giardino bellissimo, la chiesa, come tutte le chiese messicane, contiene immagini sacre, cristi sanguinolenti, ma, come molte chiese messicane, ha un'uscita su un chiostro molto gradevole dove ho rivisto dopo anni un campanaro suonare la campana per la messa di mezzogiorno.
Noi abbiamo così lasciato la scena per andare a passeggiare un po' e abbiamo preso calle Hidalgo, una strada in salita su cui si affacciano portoni di ville Hollywoodiane che a guardarle da Google Maps ci si rende conto solo minimamente di quello che devono essere. Case coloniali vecchie, bellissime con pati splendidi, già me le immagino. Da google map si vede che alcune hanno campi da tennis, da calcetto...
insomma roba davvero hollywoodiana.
Quello che colpisce di tutto questo, oltre alla bellezza del luogo in se, bello oltremodo, è, appunto, la repentinità del cambiamento, da Revolucion, strada incasinata, rumorosa, puzzolente, trafficatissima a San Angel la spacca tura è profondissima, profonda almeno, se non di più, quanto quella che divide il paese intero, un paese di grandissime ricchezze in mano a pochissime persone, di gente povera che vive felice o che cerca fortuna al di la del Rio Bravo e guai se così non fosse, guai se la ricchezza fosse più distribuita, un Messico benestante sarebbe la fine degli Stati Uniti d'America.

mercoledì 10 agosto 2011

La Zona Rosa e Polanco

Come ho già avuto modo di dire, in effetti a Città del Messico ero già stato un paio di volte e come ho già avuto modo di dire Città del Messico è una città enorme.
Nelle due volte che sono stato a Città del Messico ho girato diverse aree della città ma non sono mai riuscito a vedere tutte le aree degne di nota, posso dire che se conto i giorni della mia vita trascorsi a Città del Messico questi saranno almeno una ventina e ciò nonostante non sono riuscito a visitarla tutta.
Sono partito con il preciso scopo di chiudere la visita a Città del Messico andando a visitare quelle aree della città che non ho avuto modo di vedere e ritornare in quelle zone che più mi hanno colpito.

Oggi i nostri eroi sono andati nella Zona Rosa, da li hanno proceduto fino al Angel dell'indipendenza su Reforma e poi via verso Polanco.

La Zona Rosa.
la Zona Rosa è un'area della città stretta tra il parco di Chapultepec e il Paseo de Reforma, è la zona gaia della città, gaia nel senso che è la zona gay e non si può fare a meno di notarlo. E' anche, e soprattutto forse, la zona trasgrediva (ho visto in questa area più sexy shop di quanti ne abbia visti in tutto il DF.

Le strade hanno tutti nomi di città europee e le due strade più importanti che conducono verso Reforma sono calle Genova e calle Florencia.
La prima è una strada tutta pedonale costellata di ristoranti, locali, fast food negozi di vario genere e natura, la seconda è più una strada di comunicazione tra l'Angel e l'area sud della Zona Rosa stessa.

L'atmosfera dell'area è bellissima, complice anche una meravigliosa luce primaverile e un clima perfetto ci siamo goduti una lunga passeggiata ed un pranzo desajuno fatto di huevos revueltos per Marlene e Enchiladas a la Arachera per me, i bimbi come al solito hanno scroccato nel piatto dei genitori...

Ripresa la marcia siamo arrivati fino all'Angelo. C'ero passato sotto cinquemila volte con il taxi ma mai me ne ero reso conto! E' senz'altro un monumento bello, mi piace, m'è sempre piaciuto in foto e mi piace ancora di più ora che l'ho visto... E' senz'altro retorico, niente da dire, ma fa parte della Grandeur messicana e come tale va visto e ammirato.

Polanco
La zona ricca della città, dove le case costano un botto, dove puoi vedere più di qualche bella macchina in un garage, ecco questo è Polanco.
Devo dire che non mi ha di certo i colpito e affondato, ma volevo andarci, andava fatto per chiudere il giro e l'ho fatto.
Una bella passeggiata nel quartiere ricco le cui strade sono tutte intitolate a filosofi e filologi dei tempi andati, strade sempre alberate e negozi di prima scelta completano la visita.

Ma per lo shopping dedicheremo un post a parte.

martedì 9 agosto 2011

La magia di Città del Messico

La magia di Città del Messico è una magia che il turista spesso non coglie.
Città del Messico è una città difficile per noi europei, ne abbiamo un'immagine distorta di città estremamente inquinata, violenta, iperpopolosa e enorme.
Tutte queste cose sono vere.
Ma è anche vero che Città del Messico, DF per i locali, è una città bellissima, densa di sorprese, con edifici splendidi, quartieri affascinanti, persone tra le più disparate, ma tutte gentilissime. Insomma il DF dovrebbe essere una meta obbligata per ogni turista che venga in questo paese.
La comprensione di questo paese per noi europei è difficile, ma vivere nel DF qualche giorno e respirarne gli odori, assaporarne i sapori, guardare la gente, vivere nel caos cittadino, visitare i bellissimi edifici che la città offre, vuol dire acquisire una chiave di lettura importante del Messico tutto.

Orizzontarsi nel DF non è complicatissimo, anche se ricordo che la prima volta che sono venuto non capivo mai dove stessi andando. Bisogna assumere il concetto che ogni area è divisa in quadras e quando si parla di quadras si parla davvero di quadras visto e considerato che sono aree quasi perfettamente quadrate di case. Ad ogni tot quadras (il tot è casuale ovviamente) c'è una stradona bella larga, paragonabile, per chi è di Roma, almeno alla larghezza di Via Tuscolana.
Ogni area della città, sempre per ciò che riguarda il centro è, come ovvio, divisa in quartieri che in alcuni casi, hanno il nome di Colonie. Questa divisione in Colonie è data dal fatto che molti di questi quartieri originariamente erano delle cittadine a parte che sono state inglobate nella città grande, in altri casi erano haciendas o altro.

La zona di Città del Messico dove risiedo si chiama Colonia Condesa (originariamente era una tenuta di una Contessa), ed è poco a sud del Bosque de Chapultepec, uno dei parchi più grandi e belli che io abbia mai visto.

La magia di Città del Messico la puoi percepire nei suoi mille colori e odori, oggi siamo andati ad un mercato sulla strada di Pachuca. Girare tra quelle bancarelle tra venditori che ti offrono la loro merce affinché tu possa assaggiarla, sentire le persone contrattare, leggere i prezzi, vedere merce mai vista, verdure che non sapresti riconoscere e scoprire che i broccoli si chiamano broccoli pure qua... ecco questo è bellissimo.
Abbiamo comprato un Tamal con dentro del Queso tipo la nostra ricotta, poi tre melograne e dei Leachi (non so come si scrive il nome del frutto che si chiama Lici ma so che non si scrive Lici) che differentemente da quelli italiani, sono pelosi.
Abbiamo mangiato dentro il mercato, nei mercati qui c'è sempre un ristorante apparentemente improvvisato, ma in verità organizzatissimo, e abbiamo mangiato delle Quesadillas di vario genere i cui nomi non saprei riprodurre ma erano così composte: pasta nerastra farcita con del formaggio tipo ricotta, sopra insalatina e ancora formaggio grattugiato a scagliette che io ho personalmente arricchito con del guacamole mediamente piccante. La seconda invece era una tortilla con dentro fiori di zucca e chicharon (pelle di maiale essiccata e poi ricotta).

Ora sono qui, sul balcone di casa, il cielo sopra di me è limpido ma in lontananza sta arrivando un temporale, forse pioverà, chi lo sa, ma domani dopo la pioggia la magia di Città del Messico sarà rinnovata e pronta a stupirmi ancora.

Messico, il cielo sopra il Messico

Siamo a circa 20' dall'atterraggio, tra poco mi diranno che la compagina aerea ha a cuore la mia sicurezza per cui mi impone di eliminare l'uso degli apparati elettronici di ogni tipo.
Cosa curiosa la Air Europa proibisce l'uso dell'iPhone come iPod in quanto trattasi di telefono, io alla notazione dello stewart ho platealmente spento il dispositivo per poi riaccenderlo non appena lo stewart è sparito.
In questo momento hanno dato l'annuncio, sono le 5,25 della manana con una temperatura a terra di 26 gradi.
Situazione dell'equipaggio:
Leonardo guarda gli aristogatti sulla PSP, io sto spegnendo l'iPad e Marlene e Lorenzo stanno cercando gli occhiali di Marlene con la scusa di rimettere in ordine la borsa.
Chiudo.
Bienvenido a Mexico!

La transoceanica



Madrid 8 agosto 2011
Ho deciso di documentare questo viaggio, forse l'ultimo che farò in Messico per chissà quanto tempo.
Ho munito di una tastiera il mio fedele compagno di viaggio, il mio iPad, in effetti devo dire che senza tastiera non mi viene proprio fantasia di scrivere con l'iPad, ma ora è tutta un'altra cosa!
Dunque il viaggio si prospetta avventuroso, l'itinerario sembrerebbe tra i più tranquilli e adatti ad una famiglia, ma invece...
L'equipaggio è composto da Luca, Marlene, Leonardo e Lorenzo cui si aggiungeranno in ordine di tempo Herlinda, la nonna viaggiatrice e Leone e Angela che arriveranno a Città del Messico giovedì sera.
Siamo partiti da Roma con un'ora di ritardo. Davanti a certi comportamenti delle compagnie aeree c'è da farsi più di una domanda, ma io vorrei porne solo una:
perchè se non partite mi fate salire in aereo per farmi scoprire solo alla fine a cinture allacciate che il volo è in ritardo di un'ora??
Le risposte saranno molteplici, ma io mi sono ritrovato a farmi una sauna in aereo.
Ma andiamo con ordine.
Luca e Marlene siamo noi, grandi e grossi mamma e papà.
Leonardo è il nostro primogenito, ha 3 anni compiuti e ora dorme vicino a me.
Lorenzo, detto Lillo, è il nostro secondogenito, ha 1 anno e anche lui ora dorme vicino a me.

La destinazione è il Messico (terza volta per papà Luca, ennesima per mamma Marlene, quinta volta per Leonardo e seconda per Lorenzo), insomma siamo degli aficionados e degli assuefetti viaggiatori del nuovo mondo.
L'itinerario in Messico sarà:
Primi 4 giorni a città del Messico, sabato poi ci trasferiremo insieme alla nonna Herlinda, in una Hacienda dove saremo coccolati e ci potremo rilassare un po', successivamente, e più precisamente il martedì successivo al nostro ritorno dalla Hacienda, prenderemo un'auto che ci porterà nella città di Oaxaca, capitale dell'omonimo stato. Li faremo delle escursioni in giro per il territorio circostante e domenica prenderemo un aereoplanino 7 posti che ci condurrà sulla costa pacifica: a Puerto Escondido, li faremo un po' di mare e poi via di ritorno nel DF e poi a Roma.

Ora ho descritto l'itinerario e non intendo tornarci più sopra.

Parliamo degli aerei.
Alle 17,55 di oggi sarebbe dovuto partire il nostro volo Air Europa diretto a Madrid dove ci aspettava la coincidenza che ci sta portando in questo instante a Città del Messico, tentiamo di trascurare i ritardi, tentiamo di trascurare tutto, cerchiamo di concentrarci un attimo sul volo.
Io partivo per le mie vacanze nel bel mezzo di un gruppo di gente che tornava.

L'aereo è spietato, ti riporta inevitabilmente indietro nel tempo nella consapevolezza che il tempo è passato. Provo a spiegarmi meglio: quando uno parte è tutto allegro, spensierato, felice di partire per un viaggio, una vacanza, forse un'avventura, chi lo sa, insomma è tutto gasato. Chi torna dalla vacanza, contrariamente ha già vissuto quell'eccitazione, anzi ha già vissuto il motivo per cui era eccitato qualche tempo prima, magari è pure deluso, magari non gli va di tornare indietro a casa, non gli va di tornare al lavoro e chi ti va ad incontrare tornando a casa? Incontra il se stesso di qualche tempo prima, quello gasato, quello felice, quello che sta per andare in vacanza e l'effetto è uno solo: lo invidia.
Ecco l'aereo vacanziero è una scatola a forma di supposta con le ali piena di emozioni diverse che possiamo riassumere in:
1) Felicità,
2) Invidia.

Bene, ora, fatta questa spicciola filosofia da due eurocentesimi, posso concentarmi sul volo.
Siamo su un Airbus 330 credo, molto bello, spazioso. Io per una volta ho fatto il furbo a tutti i livelli per poter affrontare questo volo e le mie principali furbate sono:
1) riempito 8 GB di memoria di Memory Stick duo Pro per far vedere altrettanti Gigabyte di film Disney, cortometraggi e altro a Leonardo;
2) mi sono portato un cambio. Ossia, ho fatto il volo Roma Madrid vestito di Jeans e Camicia; una volta arrivato a Madrid sono andato in una stanza per cambiare i nani e mi sono messo una tuta da ginnastica felpata, una maglietta t-shirt a maniche lunghe e ora sono semisdraiato sulla mia poltrona comodo e felice.

Inoltre, come mi auguravo i bimbi stanno dormendo seduti semisdraiati sullo stesso sedile, non mi rimane che sperare che dormano davvero tutta la notte...
Prima di chiudere questio mio lungo post di innaugurazione voglio spendere due parole sulla cortesia umana.
Il nostro fido addetto al check in di Roma nel farci l'imbarco, ha omesso di metterci tutti vicini, come si può facilmente immaginare viaggiare con due bimbi di cui uno anche privo di sedile proprio è un po' complicato, ecco, il signore del check in su tutti i voli ha preso due sedili vicini e uno lontano con il risultato che mentre sul volo Roma Madrid una signora si è gentilmente prestata a cambiare di posto, sul volo lungo, dove il posto "singolo" era a una distanza di una decina di file, mi è toccato chiedere qualche favore qua e la. Ero quindi li che aspettavo seduto al mio posto lontano 10 file dalla base che arriva una coppia di italiani. Mi dico, ma guarda che culo, proprio due connazionali! Io generalmente gli italiani all'estero non voglio vederli, ma in quella circostanza ero felice di poter chiedere un favore a due connazionali, se non altro per la lingua, io mastico a malapena lo spagnolo e tutto sarebbe stato più complicato.
Ecco quindi che chiedo a questi due compatrioti la possibilità di spostarsi su due posti lato finestrino a una decina di file di distanza da dove si trovano che già noto in loro un leggero sguardo di disappunto. Io sono convinto di fare loro un favore, d'altronde i loro posti sono di quelli con davanti la parete, devastanti per chi vuole stendere le gambe, difficili da gestire perchè ogni tanto ti passa qualcuno davanti, insomma non sono certo i posti più ambiti di tutto l'ereo quelli. Tento quindi di spiegare loro che nello scambio non solo ci fanno la cortesia di rincongiungere la famiglia, ma ci guadagnano solo loro.
Loro no, sono perplessi e quasi non ne vogliono sentire parlare, lei peraltro guarda i pantaloncini corti del compagno e mi dice "sai poi lui ha le gambe lunghe" e io a quel punto alzo le mani, chiudo le trasmissioni e mi approfitto della generosità di un signore Messicano pronto a lasciarci il suo posto pur di farci viaggiare tutti vicini.
Crepassero i due italiani, lui con i suoi pantaloncini corti quando qui in aereo si muore di freddo, lei con le lamentele del compagno che non potrà stendere le luuunghe gambe... tra un paio d'ore ripasso da quelle parti e vedere come sta messo il poverello: già me lo immagino tutto intirizzito dal freddo e raggomitolato su se stesso alla ricerca di una posizione comoda.
Io dalla parte mia, dall'alto del mio metro e ottantatre ora sono felicemente seduto con le gambe stese.
Dall'aereo per ora è tutto.